Musica e suono al Centro Euphrasia

“Di cosa parlano madre e bambino? Di cosa ‘suonano’ paziente e terapeuta? Le due precedenti domande hanno la stessa risposta: di affetti e della loro condivisione.”

M. Giusti, F. Suvini

L’uomo è un essere estremamente complesso. Tutta la sua persona contribuisce al suo ben-essere o al suo mal-essere. Tutta la sua persona ha necessità di essere accolta e ascoltata, per quello che è e che può essere. “La Musicoterapia si basa quindi su una visione dell’uomo secondo la quale l’interazione corporeo-sonoro-musicale lo abbraccia come una totalità bio-psico-sociale e spirituale”(1). L’esperienza musicoterapica è quindi un momento in cui la persona deve sentirsi libera di esprimere tutta sé stessa. Un momento per mettersi in ascolto di sè e in contatto con le proprie parti più profonde. Questo non potrebbe avvenire se non in un contesto non giudicante.

Per i musicoterapeuti la musica e le sue componenti servono non per raggiungere obiettivi estetici e musicali di produzione sonora-musicale, ma “come risorse essenziali per il raggiungimento di obiettivi terapeutici, tanto a livello psicologico che a livello fisico”(2). L’interesse non è quindi rivolto alla piacevolezza delle produzioni musicali e delle interazioni ma a ciò che il paziente vuole esprimere attraverso di esse.

Quando si presenta un percorso di musicoterapia, ancora oggi ci si imbatte nel problema della definizione di questa disciplina che ai molti è ancora sconosciuta o ben confusa.

Musica e suono al Centro Euphrasia

Musica e suono al Centro Euphrasia

La musicoterapia è innanzitutto una disciplina complessa e transdisciplinare. Essa presenta cioè collegamenti e convergenze con altre discipline con le quali ha a che fare e con le quali necessariamente si confronta. Al Centro Euphrasia la prima fra tutte le discipline è la psicoterapia con la quale si confronta e collabora.

La Musicoterapia

Secondo la World Federation of Music Therapy (1996), la musicoterapia è:

..l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico(3).

Mi verrebbe da dire che la musicoterapia è quindi un utilizzo della musica e/o degli elementi musicali, in tutte le loro forme, per cercare una comunicazione diversa da quella a cui tutti noi siamo abituati ma molto più profonda, che ci mette in contatto con la nostra parte più vera e primordiale.

Tutto ciò che esiste al mondo, esiste proprio perché è vibrazione. Ognuno di noi ascolta attraverso un corpo intero che si lascia vibrare in toto, ognuno di noi è “corpo vibratorio”(4).

La comunicazione non verbale

La parola, come mezzo di comunicazione, arriva in un momento successivo ma è possibile anche comunicare in altro modo e questo ce lo insegnano i bambini fin da molto piccoli nelle relazioni con chi si prende cura di loro e nel particolare nel rapporto con la madre.

Questa secondo me è una delle funzioni più incredibili di questa disciplina, il suo farsi comunicazione senza filtri, immediata, primordiale e così comune e accessibile a tutti gli esseri umani. La bellezza di questi moti vibratori che avvolgono la nostra esistenza è che proprio essi generano in noi delle emozioni e nella musicoterapia ciò che si cerca di creare è proprio questa situazione. Quello che si vuole fare è mettere al centro l’altro, accoglierlo e valorizzarlo per ciò che è e per ciò che porta in quella seduta.

“Allora l’altro vive una dimensione nella quale può fidarsi, far cedere le tensioni, aprirsi all’ascolto, operare cambiamenti interiori. A questi alti livelli di concentrazione nasce la comunicazione”(5).

Note

1- R. O. Benenzon, G. Wagner, V. H. de Gainza, La Nuova Musicoterapia, Phoenix Editrice, Roma 1997.

2- Ibidem.

3 – Definizione data dalla Commissione Pratica Clinica della WFMT – World Federation of Music Therapy al Congresso Mondiale di Amburgo nel 1996.

4 – Corpo vibratorio è la definizione che Albert Rabenstein, direttore del Centro di Terapia del Suono e Studi Armonici di Buenos Aires, suggerisce definendo ognuno di noi e ogni elemento della natura. Secondo Rabenstein, infatti, ognuno di noi può, attraverso l’utilizzo della voce, del canto senza testo, melodia e quindi senza intenzione, produrre una vibrazione che permette il contatto con l’altro soltanto vibrando, connettendosi ad un livello nuovo, profondo: “Il corpo vibratorio non mente. La mente mente.”

5 –  G. Cremaschi Trovesi, Musicoterapia, arte della comunicazione, Edizioni Scientifiche Magi, Roma 1996.